sabato 28 aprile 2012

AAA banche dati pubbliche cercasi per città intelligenti

Il 30 aprile scade il termine per la partecipazione a Apps4Italy, un concorso aperto a cittadini, associazioni, comunità di sviluppatori e aziende per progettare soluzioni basate sull'utilizzo di dati pubblici.
Nelle intenzioni dei promotori le proposte raccolte dovrebbero mostrare alle pubbliche amministrazioni, ai cittadini e alle imprese il valore del patrimonio informativo pubblico e l'importanza di renderne possibile l'utilizzo.

Non è di questa iniziativa che voglio scrivere (anche se la giudico interessante e meritevole di essere seguita con attenzione) ma delle riflessioni che mi ha portato a fare a proposito delle difficoltà che si incontrano nell'utilizzo e nella condivisione delle banche dati pubbliche.
Il tema è pertinente all'argomento di questo blog perchè un parametro per misurare l'intelligenza di una città è proprio la capacità di condividere informazioni e offrire servizi basati su di esse.

Per poter essere utilizzate in maniera intelligente le informazioni devono essere strutturate, accessibili e facilmente fruibili.

Informazioni strutturate
Dati non organizzati non rappresentano una fonte di informazione e quindi la prima condizione è che i dati siano strutturati. Troppo spesso inefficienze, approssimazione e scarsa organizzazione limitano l'utilizzo proficuo delle informazioni già all'interno delle amministrazioni e delle aziende. In questi casi ha poco senso discutere di pubblicazione dei dati all'esterno.

Informazioni accessibili
Dati organizzati ma non accessibili non sono utili per soluzioni di integrazione che a partire da quei dati vogliono offrire servizi a valore aggiunto.
In Italia più che all'estero è diffusa la convinzione che i dati pubblici appartengano all'ente che li raccoglie e che può disporne in maniera esclusiva. Una sorta di asset dell'ente.
I dati per i quali non si pone il problema della tutela dei diritti sulla privacy dovrebbero essere resi disponibili senza filtri. Quelli per i quali questo problema si pone potrebbero essere diffusi in forma anonima o su base statistica. 

Informazioni facilmente fruibili
Dati organizzati e accessibili dovrebbero essere distribuiti attraverso standard condivisi e modalità di collaborazione applicativa consolidate.
E' indubbio infatti che se l'organizzazione e l'accessibilità dei dati sono condizioni necessarie, la possibilità di consultarli agevolmente aiuterebbe molto il loro utilizzo.
I web services e lo standard XML sono, al momento, le migliori soluzioni di collaborazione applicativa per la condivisione dei dati. Sono purtroppo ancora poco usati perchè, nella maggior parte dei casi, è richiesto un investimento di risorse per integrarli nei propri sistemi informativi e questi sforzi non hanno un immediato ritorno in termini di redditività o attribuzione di merito: a quanto ne so io, nessun funzionario pubblico viene valutato sulla capacità di rendere disponibili i propri dati.

domenica 22 aprile 2012

Smart Cities on air su Radio24

Prevedo che in questo blog segnalerò spesso soluzioni, progetti e opportunità.
Segnalerò anche siti web in cui si parla di smart cities in misura più o meno specifica perchè sono le mie fonti di informazioni principali e più facilmente accessibili.

In questo post voglio tuttavia iniziare con una segnalazione un po' insolita: si tratta di un programma radiofonico sulle smart cities.
Si chiama Smart city, la città intelligente, è trasmessa da Radio24, dal lunedì al venerdì alle 21.00.
La conduce Maurizio Melis, un giornalista scientifico, ed è una pillola di informazione quotidiana della durata di 7 minuti circa.

Il format è semplice ed efficace al tempo stesso.
In ogni puntata si affronta un argomento specifico: gli incentivi per il fotovoltaico, la banca dati condivisa del comune di Torino, le emissioni delle stufe a pellet, solo per citare qualche esempio.
Spesso il conduttore intervista l'esperto di turno che può essere l'energy manager di una società di consulenza, il portavoce dell'azienda che ha proposto una certa soluzione o il rappresentante dell'istituzione locale che ha condotto un'esperienza pilota.

Considero questa trasmissione un utile strumento per ricevere sollecitazioni  e spunti di approfondimento. 
Mi piace molto il mezzo di comunicazione, la radio, che è per me insolito e accattivante al tempo stesso. Purtroppo solo raramente ho la possibilità di ascoltare le trasmissioni in diretta alle 21.00. Quasi sempre le ascolto in podcast sul sito di Radio24.

I limiti della proposta sono in parte insiti nella sua natura.
Il livello di approfondimento è penalizzato dai tempi ristretti di una trasmissione radiofonica in pillole e condizionato dal target di ascoltatori: un pubblico interessato e preparato di non addetti ai lavori.
Inoltre la trasmissione dedica uno spazio a mio parere eccessivo all'efficienza energetica e alle fonti alternative che sono stati i temi principali di Mr Kilowatt, il programma condotto sempre da Maurizio Melis di cui Smart City, la città intelligente ha raccolto l'eredità e occupato lo spazio nel palinsesto.

Per una presentazione del programma direttamente dalla voce del conduttore vi invito ad ascoltare la prima puntata del 9 gennaio 2012.


sabato 21 aprile 2012

Cos'è una SMART CITY: l'interpretazione

Le definizioni di smart city date nel primo post hanno in comune l'idea di fondo e la rinuncia ai dettagli.
Credo che questo derivi dall'ampiezza dell'argomento e dalla storia relativamente breve della disciplina.

L'ampiezza dell'argomento è suggerita già nel nome: smart e city evocano qualità e ambiti molto variegati. L'abbinamento non fa che moltiplicarne i significati.

Smart vuol dire innovativo, efficiente, efficace ma anche, in senso ancora più lato, aperto, vivibile e attento alla sostenibilità ambientale e sociale.
City, almeno in prima approssimazione, richiama i 2 concetti distinti di città come luogo fisico e come comunità di persone che lo condividono.

A partire da queste considerazioni è immediato comprendere che tutte le soluzioni di applicazione generale volte a migliorare una città rientrano nell'ambito delle smart cities.
Un utilizzo efficiente dello spazio urbano, una piattaforma collaborativa per i cittadini e una ruota di bicicletta che recupera l'energia in frenata sono esempi di soluzioni molto diverse fra loro ma che contribuiscono a vivere meglio in città.

Quanto alla storia relativamente breve della disciplina, è facile prevedere che in futuro i confini dei singoli ambiti di intervento si delineeranno sempre meglio così come i rapporti fra essi. Già oggi la mobilità, l'ottimizzazione delle risorse energetiche e il governo partecipato, solo per portare qualche esempio, hanno la sostanza e la dignità di discipline autonome.
Credo che questa tendenza non potrà che crescere. 

Cos'è una SMART CITY: le definizioni

Per cominciare provo a spiegare cosa s'intende per smart city, o città intelligente, perchè di questo voglio parlare in questo blog.

Non credo esista una definizione univoca di smart city e dubito che potrà mai esserne data una in forma sintetica.
Ecco alcune possibili definizioni prese qua e là in rete.
Senza la pretesa di essere sistematici, una città può dirsi intelligente se è tecnologica ed interconnessa, pulita, attrattiva, rassicurante, efficiente, aperta, collaborativa, creativa, digitale e green (da Meet The GURU Media, Carlo Ratti).

Volendo essere più sistematici possiamo rifarci alla definizione della Comunità Europea per la quale il grado di intelligenza di una città dovrebbe essere valutato secondo 6 assi: economia (economy), mobilità (mobility), ambiente (environmental), persone (people), tenore di vita (living) e governo (governance) (da European Smart Cities).
Un miglioramento in queste direzioni può essere raggiunto attraverso investimenti in modelli di sviluppo economico sostenibile, infrastrutture di comunicazione tradizionali (trasporti) e moderne (ICT), una saggia gestione delle risorse naturali, la valorizzazione del capitale umano e sociale, l'attenzione alla qualità della vita e il governo partecipato (da Wikipedia).

Provando a distinguere fra mezzi e fini possiamo infine parafrasare la definizione dell'MIT di Boston che identifica per le smart cities gli obiettivi di sostenibilità, vivibilità ed equità sociale che possono essere raggiunti per mezzo di soluzioni tecnologiche innovative e l'ottimizzazione dell'uso delle risorse attraverso l'integrazione dei sistemi (fonte indiretta).

Oltre a queste definizioni più imparziali se ne potrebbero citare altre che sottolineano di volta in volta alcuni aspetti in funzione della necessità e della convenienza. Ma queste ora non mi interessano.